Dorian Gray aveva un quadro che pagava per i suoi peccati.
Lui conduceva una vita sregolata, e il suo ritratto si corrompeva al posto suo.
Dorian aveva ottenuto una sorta di eterna giovinezza, mentre il quadro
invecchiava e s’imbruttiva, riflettendo il lato più oscuro di quell’ uomo così
bello. Inorridito dall’aspetto sempre più deformato del ritratto, Dorian decise
di nasconderlo in soffitta, al buio, per non dover guardare coi propri occhi il
risultato, il prezzo dei suoi continui peccati.
Ma perché mai non dovremmo accettare le conseguenze delle
nostre azioni, peccati compresi? Perché nascondersi come Dorian Gray? Perché
non guardare in faccia la realtà? Perché pensare ad ogni peccato come ad una
debolezza, qualcosa d’ impuro, di cui vergognarsi, o chiedere perdono?
Perché lo dice la nostra cultura, la nostra morale
occidentale intrisa di Cristianesimo.
La Bibbia ci detta che siamo peccatori, e
che ogni peccato commesso richiede un’espiazione, una confessione, un’estrema
unzione. Non si deve cedere ai peccati, bisogna condurre una vita retta e
giusta. Ma quale sarebbe una vita retta e giusta? Una vita di rinunce? Una vita
di continui rimpianti? Perché lo sappiamo a cosa porta una vita da eremiti, una
vita passata ad ingoiare rospi, a trattenersi, a sacrificarsi. Ce lo insegnano
i parroci quando molestano bambini, quando abusano di bimbi sordi, o muti, ce
lo mostrano i preti quanto sia difficile condurre una vita nel segno
dell’ascesi, nell’ipocrita orizzonte di una vita pura, senza una virgola fuori
posto.
Forse basterebbe accettarsi per come si è, senza voltarsi
dall’altra parte. Basterebbe magari pensare che siamo tutti uguali, che
soffriamo tutti le stesse emozioni, le stesse tentazioni. Forse sarebbe
sufficiente mparare a scegliere solo alcune debolezze cui cedere, senza
esagerare, senza perdere la bussola. Potrebbe insegnarcelo la cultura, magari.
Ce lo insegna Dorian, quando guarda il suo ritratto
un’ultima volta, e vedendolo così orribile, decide di stracciarlo con un
pugnale, per cancellare quell’obbrobrio, per dimenticare tutto. Col risultato
di suicidarsi, assumendo l’aspetto del ritratto stesso, perché è impossibile
sfuggire ai propri peccati.